"dottore, non sto bene, mi sento di aver voglia di scappare un pò, di fuggire lontano, di prendere aria...cos'ho secondo lei?". Lo controllò ovunque, pressione, battiti, saturazione, test dei riflessi, tutto...finchè la sentenza fu “direi che non ci sono dubbi, il quadro clinico è completo e non lascia adito a ripensamenti, signor ga: astinenza da Pale!”. Ma in fondo ga lo sapeva bene, e così, alla proposta di ector di andare a ricordarsi cosa voleva dire cacciarsi nelle grane, fu ga a proporre: "...ma questa forse ancora irripetuta via del de biasio, se ne sa qualcosa?!". Non se ne sapeva niente, ovviamente, perchè andarsi a cacciare su di là non è certo per gente con la testa sulle spalle. E infatti, verso settembre quando la malinconia incomincia un pò a prendere il sopravvento e si sente l'autunno che ti entra piano piano nella ossa, i due decidono di andare a vedere questa stranissima linea che a furia di infiniti ed esposti traversi vince la grandiosa e all'apparenza inespugnabile fortezza della terza pala....vista "diqquà", dove non batte il sole, dove il per nulla ospitale boral spedisce alitate di vento gelido e umido. Dove il traverso erboso per andare a prendere il boral ti lascia il segno. Dove nel giro di 10 minuti incominci a capire cos'è il IV de biasio, scuola massarotto. E ne hai la certezza quando ricominci, poco sopra, a traversare, a traversare, a traversare infinitamente trovando l'unica linea di debolezza...con grande coraggio e astuzia, e poi il difficile camino, e poi ancora, ancora, ancora....e una bella cengia da bivacco, di quelle con ogni comfort, di quelle da signori, di quelle che pensi che se non fossero così lontane, qui ci verresti a dormire più spesso. Un meraviglioso palcoscenico sulla valle, e la tranquillità che da qui, almeno, le grandi difficoltà sono finite. In salita. Rimane poi un giorno intero per l'ultima parte di via, la risalita in cima alla Terza, e poi l'espostissima Cresta di Milarepa, meravigliosa e aerea traversata che porta in un paio d'ore allo spiz...e da lì, ancora l'infinita e lunghissima discesa, con due bivacchi alle spalle e sulle spalle due zainoni, due giorni intensi e senza un attimo di respiro, solito viaggio eterno, avvicinamento faticosissimo e mai stupido, scalata delicata, tecnica e psicologica in un ambiente che, diciamocela tutta, non fa di tutto per metterti a tuo agio. Qui dentro, sulla nord della terza, sembra veramente di essere in un altro mondo, tutto verticale, tutto strapiombante, il boral, i prati verticali, la roccia così così, i traversi, l'esposizione, la discesa infinita e ben lungi dall'essere un comodo sentiero, l'essere e il sentirsi -e un pò anche vivere- veramente in un mondo a parte. E' probabilmente il posto delle Pale dove abbiamo vissuto forse con più 'paura', schiacciati dall'ambiente e dall'ingaggio. Ma non era paura, era quel misto tra paura e felicità...felicità di essere proprio qui, 'selvaggi' e senza mai fermarci nel farci la solita e impossibile domanda....“ma perchè?!”. La cosa bella di questa domanda è la risposta, che non vi diamo...è tutta in un abbraccio, alle dieci di sera del terzo giorno, quando il telecomando della macchina fa il suo dovere dopo tre giorni a riposare in fondo al sacco. C'è poco da aggiungere...le pale lasciano sempre un sapore tutto particolare, che solo chi ha provato può capire...insieme forse a chi non ha provato, ma ama davvero l'avventura e il vivere a fondo le giornate. Come ci ha detto il buon De Biasio quando gli abbiamo voluto raccontare che abbiamo provato a seguire le sue tracce, “Bravissimi, ragazzi! ...ma proprio lì dovevate andarvi a cacciare...?”.... :-) Eh già, dopo aver vissuto quest'avventura come dargli torto...ma la terza ci mancava....ora manca solo la seconda, prima di dedicarsi “all'altro lato”! ...arrivederci cencenighe...al prossimo attacco di astinenza da pale! ;-)
Data: settembre 2013

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Terza Pala di San Lucano (Via dei Cencenighesi)