"...sai dove vorrei andare?!" - "...dove?". Attimi di silenzio e solo un lieve rumore di denti che mordono le labbra come a essersi resi conto di rischiare grosso in certe affermazioni. "...niente, niente!" - "dai, dimmi..." - "no, niente...ma è una minchiata, certo che la Bonatti al Grand Capucin...". Una frase come tante, direte voi. No, un attimo. Soggetto: ele. Complemento oggetto: bonatti al gran capucin. Predicato verbale: andare. Momento in cui è stata detta la frase: in Val Veny, intorno alle 9 di mattina, appena sbattuti giù dopo 2000 metri di dislivello in una decina di minuti, dopo aver dormito (.....) un paio d'ore al rifugio torino e aver passato l'altra metà della notte a tener compagnia a ga, seduto su una poltrona al primo piano, con la coperta sulle spalle e tipica posa di un ottantenne con l'artrite, senza grandi potenzialità di esprimere frasi di senso compiuto, un'aspirina in mano e nell'altra un contenitore portaoggetti a portata di mano, pronto a trasformarsi per l'occasione in un potente contenitore di succhi gastrici. E in tutto ciò, vorreste seriamente farmi credere che voi non ci notate nulla di strano?! ;-)

Tornando un poco indietro nel tempo, non si può che fermarsi a qualche ora prima, poco prima del tramonto, con ele a trascinare ga su per il flambeau, con un velato sorrisino stampato sul viso, smorzato -solo lievemente- da un poco di dispiacere nel vedere il suddetto in condizioni, diciamo così, “non ottimali”...ma quel sorrisino aveva la meglio, e voleva semplicemente dire “...e chi se la scorda una cosa del genere?! Essere in giro con ga, e sentirsi dire per la prima volta di rallentare e di fermarsi che non ce la fa a starmi dietro?!”... ;-)

Ancora prima nel tempo, c'era un viaggio in funivia, mare-torino-courmayeur-rif.torino, e c'era l'incontro con Pietro in partenza per la Fourche e la Sentinella Rossa in solitaria (...bravo!!), l'incontro di ele con la mer de glace appena giunti al flambeau, e una via semplice ma molto bella, e il massimo che uno che patisce la quota come ga possa permettersi in quel paradiso che è quest'angolo di mondo. Andrà poi abbastanza bene fino quasi in cima, poi il crollo lento ma inesorabile, e il conseguentemente lungo, lunghissimo ritorno al rifugio. Ma d'altra parte, esser seduto sul divano con un concerto rock in testa, la nausea, gli occhi chiusi e i riflessi terribilmente rallentati e sapere che essere lì all'1 e 30 del mattino voleva dire che mancavano 7 lunghissime ore all'agognata funivia, non poteva che portare alle riflessioni del tipo “...mai più!!!”, però poi uno è giù, sta meglio, ripensa a quei posti, a quella roccia, a quell'ambiente...e in fondo sa che, seppur non a breve, prima o poi quella voglia di riprovarci tornerà e quel “mai più” si ammorbidirà e sarà solo l'ennesima promessa tradita. Tanto per cambiare. Sia mai che una considerazione intelligente e oggettiva sia presa in seria considerazione da chi ama la montagna...d'altra parte, non siamo un pò tutti quanti a dire, dopo una lunghissima e faticosa giornata in montagna, “bello, eh...ma il prossimo weekend vado al mare, altro che andar di nuovo a tribolare!!” e a ritrovarci qualche giorno dopo, con le formine, le palette e il boccaglio, sotto un'altra immensa e magnifica parete? :-)
Data: agosto 2014

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Pic Adolphe Rey (Salluard)