Un ceco, un santuariese, un ticinese d'adozione, e un cretino di nascita (ndr: al lettore il compito di associare persone e relative definizioni) si dirigono verso la Val Gesso (wild version!). Potrebbe sembrare l'inizio di una barzelletta, ma in realtà, è ciò che è accaduto in un pomeriggio di settembre. Matej, il ceco, è venuto fin da Brno (ah, immagino che anche voi vi siate fatti mille volte la stessa domanda: è stata la prima che gli ho rivolto, non ho resistito e glielo ho chiesto...gli abitanti di Brno si chiamano "brniek"!!!), e smettiamola con la solita battuta sui cechi, questo ci vede benissimo, anzi, ci vede lungo e decide di scalare con lore, e pure come seconda cordata, così tocca a me perdermi per tutta la via e probabilmente seguire una variante di dieci tiri su undici. Vederci ci vede, ma in compenso capire quando parla è un'impresa “variegata”: di italiano neanche a parlarne, con lore parla in tedesco, con me parla in inglese ma ci infila almeno metà delle parole in ceco/tedesco guardandomi perplesso come a dire “...ma possibile che non capisci niente?!”, con paolo si capiscono a gesti, e con "yes/no", "because", "buongiorno!". In compenso ride alle nostre battute in italiano e tra il cibo per la cena nel bivacco porta anche un cavolo intero, che ovviamente viene riportato, dopo chilometri di strada, intatto alla macchina. Forse un chiaro riferimento ai cavoli amari del giorno successivo. Boh?!? Intanto lore fa da semi-interprete e si comincia a palesare l'idea che sia più facile capirlo quando parla in austro-ungarico che quando tenta di allineare parole in italiano. L'unica cosa che riusciamo a capire senza dover ricorrere al traduttore pagine di google è che il tipo è venuto dalla Repubblica Ceca fino a qui (dopo le visite in anni passati a Trento, Roma, Cortina e Courmayeur, località Tetti Niot a Sant'Anna di Valdieri...) e lungo la via ha deciso che il giorno dopo va a fare un giro in slovenia. Della via beh, si potrebbe parlare del posto sperduto e affascinante, dell'ambiente grandioso e selvaggio, dell'enorme crepaccia terminale del piccolo ghiacciaio del Dragonet, del meteo che ci ha graziato con solo una leggera pioggerellina, dell'aerea cresta terminale, e dell'infinita discesa per un'altra valle....ma descrivere la via con queste premesse risulta impossibile e quasi superfluo!
Data: settembre 2009

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Guglia del Dragonet (Sperone Campia)