"...quello che non ho...è un orologio avanti. per correre più in fretta, e avervi più distanti.....quello che non ho, è un treno arruginito. che mi riporti indietro...da dove son partito...". Eh già. Nessun treno arruginito. Nessun treno, nessuna macchina, nessun'anima viva...solo silenzio. Una valle sperduta nel tempo, dove un treno non è mai passato. E' selvaggio, il vallone di Noaschetta, lassù non si incontra anima viva. Quante volte sono venuti qui, nel tempo, i "grandi uomini" ad assaporarne la sottile malinconia, e a lasciare la loro traccia su queste pareti misteriose, prima che venissero di nuovo lasciate nell'oblio. Ed è bello, ogni tanto, partire per riscoprire le perle nascoste, per riassaporare quel senso di avventura che ormai non è più di moda, cancellato dal “bello, comodo e sicuro“. Parliamo di questo senso un pò romantico dell'andar per monti con ettore, davanti a un piatto caldo nella spaghetteria di Santhià. Arriva un cameriere, vedo che ci osserva...ma non capisco. Il suo sguardo è rivolto verso di noi, e poi verso i nostri piatti. Poi dal nulla, si avvicina con aria trafelata all'ector, squadra bene la salsiccia nel piatto, la indica e fa "...quello dev'essere il mio maiale!!". Attimi di panico. "...ehm...ah...sì?!", la risposta. - "Eh, sì, assaggialo e vedrai che dolce! Lo faccio solo per me e la mia famiglia, ma oggi mancava e allora ne ho fatto fuori uno dei miei! ...sei uno dei pochi fortunati clienti!!". Basiti. Incapaci di proferir parola. Tutta la poesia è svanita in questi pochi istanti, il flash maiale-cameriere-salsiccia ci lascia incapaci di intendere e di volere. Ricordiamo più poco del weekend passato in questa valle spersa lassù, sotto il gran paradiso. Ricorderemo però a lungo il bellissimo pianoro dell'Alpe Bruna, che ci ha accolto una notte al ritorno da una bella avventura su questa via dimenticata. “Via ardita e spettacolare”, si dice. Beh, la linea è grandiosa, l'arrampicata non tra le più facili (la roccia è sovente lichenata....certo le numerosissime (....) ripetizioni della via negli anni non aiutano!), mista libera/artif. E il posto...beh, del posto ho già detto. Trovare qualcun altro qui penso sia davvero improbabile, si “sente” che i passaggi umani sono pochi, e forse è proprio questo a dare a questi luoghi questo fascino. Consigliata? Agli amanti del genere, a chi ha voglia di mettere davanti a tutto “il viaggio”, camminare tanto per ritrovarsi dispersi e lontani, davvero, dal mondo. Se poi volete aggiungerci ancora un pò di avventura, fate come noi: avvicinamento e via in giornata, discesa dalla torre e un bivacco sul pianoro. Magico. E se piove, infilatevi nella baita. Piove anche lì dentro, anzi, sembra quasi ci piova più che fuori (!), ma fa sentire in un altro tempo. E poi svegliatevi al mattino, e non scendete da dove siete saliti, andate lassù, alla Bocchetta di Ges, godetevi l'ambiente, sentitevene parte, e poi giù, per sentiero ormai dimenticato, verso la casa di caccia, passando dai laghetti, su un altro pianoro, a godervi la vista della maestosa Becca di Moncorvè. E poi ancora giù, verso Noasca, tagliando i lunghissimi tornanti e perdendo la deviazione che porta direttamente alla macchina....farete un lungo giro, a tratti penserete di esservi pure persi, ma a volte uscire un pò dai sentieri ben tenuti, curati, puliti, percorsi da migliaia di persone, fa bene, ti fa recuperare un pò del senso di “preconfezionato” che incontriamo tutti i giorni. E così, persino una via di 7 tiri, vi sembrerà un viaggio lontano dal tempo!
Data: settembre 2011

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Torre Rossa del Blanc Giuir (Abrakadabra)