"Ceux qui pensent que tout est fait dans les Alpes me font sourire. Ils manquent de reflexion. Il reste plein de problemes, tu peux remplir ta vie d'aventure ici, sans aller chercher ailleurs" (P. Berhault) ...essì, proprio lui, il più grande. Non è certo il grado tecnico a rendere così importante Patrick, quanto l'umanità e lo stile che lo hanno contraddistinto. Persona eccezionale, solare, innamorato della montagna e della vita, modesto, e, solo in ultimo, dotato di una classe difficilmente paragonabile. Ed eccoci qui, in questo inizio di ottobre che sembra ferragosto, a ripercorrerne le tracce. Un “omaggio”? ...una specie. Anzi no, un ricordo. Un ricordo di un personaggio meraviglioso, che se n'è andato presto, troppo presto. Ha lasciato il suo segno qui da noi, seguendo una linea che era scritta dalla natura, ma che nessuno aveva saputo leggere prima. E lo ha fatto nel suo stile: tanta libera, pochissimi chiodi, e senza lasciare traccia alcuna di passaggio. Ha solo seguito una linea immaginaria, la stupenda vena di quarzo che taglia l'intera sud-ovest del Corno Stella, la montagna simbolo delle Alpi del Sud. Abbiamo voluto provarne a ripercorrere questa sua “prima”, ancora irripetuta (o forse sì, che importa?) linea. E abbiamo capito chi era Patrick. 6 (leggi “sei”!) ore per passare i 2 (leggi “due”!) tiri chiave, proprio lì, dove la vena si interrompe. 70 metri di grande classe, intuito, tecnica, e un “VII+ expo” che non può lasciare indifferenti, tantopiù che a scriverlo è proprio lui. E quando sei nel mezzo, non puoi che cogliere la grandezza di un personaggio così, la classe, l'intuito, l'eleganza. ci ha lasciato una perla, e l'ha nascosta proprio qui, sulla cima dove tutto si è fatto, come un simbolo. Tempestata di spit, dall'alto, dal basso, incrociando vie, cancellandone alcune, distruggendo la storia di chi è venuto qui con un cuore più grande di un tassellatore. Fino ad arrivare persino a mettere spit sulla Campia, una via aperta negli anni '40, e farlo “per la nostra sicurezza”. Eppure ora qui c'è tanta gente. Segno che il comodo e preparato, “sicuro”, bello, è la meta. Non il “come” ci si arriva. E invece forse bisognerebbe tornare a cercare “il modo”, più che “il mezzo”. Berhault ha lasciato qui il segno che qualcosa si poteva ancora fare, che il famoso drago c'è ancora, basta un poco di fantasia e la voglia di inventare, e non avere paura di dover tornare indietro. Ha lasciato una traccia che nessuno, se non chi ama davvero l'alpinismo, conosce. Fa sorridere leggere di una nuova via, aperta recentemente e dedicata proprio a lui, interamente a spit. Alla stessa persona che, proprio sulla via lattea, non aveva altro che un pugno di chiodi e qualche nut e friend! Chi lo sa, magari lui avrebbe apprezzato...i dubbi sono tanti, ma, purtroppo, non lo sapremo mai. Così come non sapremo mai quante ore lui e i suoi soci abbiano impiegato a salirla, di sicuro in giornata....noi, come al solito, siamo riusciti a metterci più dei primi salitori! ;-) Di corsa sui primi due tiri, sei ore per i due tiri chiave, di corsa sui quattro successivi....ma il tramonto era già lì ad aspettarci. Due calate e via, a dormirci su....e il giorno dopo ancora su, a chiudere i conti con gli ultimi due tiri di questa strana ma affascinante via, e a goderci la cima di questo splendido monte in un'altra giornata con un meteo spaziale, a regalarci l'emozione di aver raggiunto un altro sogno nel cassetto. E di aver ricordato Patrick, che di sicuro, da lassù, avrà sorriso. Ciao, Patrick! :-)
Data: ottobre 2011

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Corno Stella (La Voie Lacteè)