16 gennaio 2011, ore 17.23. Ettore guarda ga, ga guarda la parete nell'ultima flebile luce prima della fredda notte invernale, la parete guarda ettore, e ga guarda ettore....ettore guarda verso il basso, e poi "ga, ma è una follia cacciarsi giù di qui!" - "...altre idee?". Segue un lungo silenzio, un attimo di smarrimento. "...ma secondo te ce la facciamo?!"..."...si parte! Carichissimi, eh!" - "ok ga, si va!". Una stretta di mano...e via. Ore 07.32, ga urla "LIBERA!". E' fatta. Un abbraccio, sincero. La "prima discesa integrale notturna invernale dello zoccolo della quarta pala di san lucano" è terminata. 14 ore non-stop, 26 doppie su mughi, abeti, arbusti, faggi, due traversi su neve in conserva. Un'avventura incredibile, accompagnati dalla luce sempre più flebile di due frontali in lento declino. e' andata così quest'avventura dolomitica, due giorni interi per raggiungere la base della parete, toccarne la roccia, godersi l'essenza della scalata pura, sentirla solo sui polpastrelli per qualche istante e poi di corsa giù, un pò a malincuore e con un pò d'ansia, per l'immenso e infinito zoccolo. Una discesa interminabile e indimenticabile, dal tramonto all'alba senza sosta, d'inverno, a correre giù per erba, neve marcia, ruscelletti, arbusti, tronchi, paretine. Dicono che conti quello che puoi scrivere sul fantomatico “curriculum”, in alpinismo. Non è vero...o almeno non nel nostro. Conta l'avventura, l'esplorazione, il modo di vivere i grandi viaggi verticali. Se conta il risultato davvero, abbiamo buttato via un bel weekend di sole e caldo; se conta il viaggio e le emozioni, abbiamo scritto un piccolo capitolo della nostra insignificante storia. Credo di aver capito, con il tempo, che non è la via che fa il mio alpinismo, ma l'inseguire un sogno e dare tutto per raggiungerlo. Questa volta l'ho fatto, l'abbiamo fatto, abbiamo per certi versi raggiunto i nostri limiti e li abbiamo cavalcati, abbiamo dato tutto quello che avevamo, abbiamo preso qualche legnata, piantato chiodi nella terra, chiodi da roccia nel ghiaccio, messo cordini su ciuffi d'erba, abbiamo distrutto le mani di tagli, ferite, abrasioni. Abbiamo sbagliato attacco il primo giorno, abbiamo perso un'ora sul primo tiro, abbiamo fatto tutto lo zoccolo a tiri, abbiamo salito dei tiri di notte, abbiamo lottato fino alle 22.30 per uscire da una placchettina di un metro tra un mugo e un altro, abbiamo bivaccato di fronte alla maestosità dell'agner in veste invernale, con la luna a illuminare il cielo, e lo spiz della lastia, i pizzetti, lo spiz d'agner, a fare da contorno a questo incredibile mondo. Abbiamo mangiato come tacchini, dormito poco, e senza sapere bene dove ci trovassimo...e al mattino ci abbiamo creduto ancora, entro le 10 alla cengia altrimenti si scende....peccato che la cengia ce la aspettassimo diversa, e ci abbia costretto ad altre 6 ore di battaglia per raggiungere l'attacco....e vedere sfumare un sogno, perchè a casa c'è chi si preoccupa, il cellulare qui non prende....e non è giusto che qualcuno soffra così tanto per il nostro egoismo. Così la discesa di notte, il buio, la notte, la luna, l'agner ad osservare i nostri movimenti, a correggere i nostri errori, a sorridere alle corde zuppe d'acqua e alla fatica a recuperarle, alle mani distrutte dal tirarle, e ai 26 infiniti, lunghissimi, eterni “LIBERA”. questo era....libertà. Non abbiamo realizzato un sogno, ma lo abbiamo sfiorato al punto che era forse più facile realizzarlo che tornare indietro, ma....questa era la cosa giusta, e questa era la nostra avventura....sul fantomatico “curriculum” non scriveremo niente, dentro di noi....una bella pagina di quello che siamo, e un sogno sfiorato che forse, per certi versi, vale più di un sogno realizzato...
Data: gennaio 2011

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Quarta Pala di San Lucano