Selvaggio Blu, Day 1 - Persi nel Blu

"tappa di non difficile individuazione". Il team Gap mette subito le cose in chiaro: ...chi sei tu, o omo, a mettere limiti alle nostre capacità di perderci?! ...giammai! Così, illuso il nostro mistificatore non sbagliando una virgola sulla prima delle due tappe del selvaggio contro cui ci prenderemo a schiaffi oggi, non facciamo che un'oretta della successiva tappa prima di cominciare a non distinguere nemmeno un sentiero da uno stradone delle dimensioni pari al Grande Raccordo Anulare, e cominciare pertanto, seduti sconsolati su una pietra, a girare la cartina in tutti i versi possibili, autoconvincendoci di essere sulla Laurentina, e di avere a fianco il monte ginnircu. Resta un mistero capire come il ginnircu possa distinguersi da tutte le altre collinette a fianco, di eguali forme e quote, metro più, metro meno. Distinguere il ginnircu dal Su runcu nieddu, vi assicuro, non è come distinguere il Medale dal Fitz Roy... ;-) Fatto sta che, persi per persi, troviamo un'anima viva, un pastore della zona, e chiediamo con candida gioia, "...scusi, per porto quau?!"...un pò come essere in piazza dei miracoli a pisa e chiedere informazioni per il colosseo. Tra l'altro, come chiederlo non all'APT, quanto piuttosto ad un individuo cammuffato da pastore sardo, ma con l'accento più intorno al rumeno andante. La risposta "...per di là", è tutto dire. Ore a ravanare nella fitta vegetazione, finchè, tornando all'ovile (...che di solito è un modo di dire, ma qui no!) troviamo il vero pastore, che con accento sardo doc, ci illumina: "ah, porto quau?! Ci si arriva da ovunque!!!". Essì, certo. Io e andre rimaniamo allibiti nel sentire tutte le spiegazioni dei vari itinerari per giungere a destinazione, e ubriachi di indicazioni, torniamo dai soci...ovviamente non ricordandoci nemmeno più se il "recinto di legno con cancelletto" è sull'itinerario 1,2,3,4....nè tantomeno dove si collochino "i resti di un ovile abbandonato e distrutto", e per giunta se siano prima o dopo della "straducola verso sinistra che poi scende e si prende l'altra discesa verso i resti di un ovile che si passano a destra, poi a sinistra, prima di prendere un'altra straducola da sinistra a destra". Insomma, praticamente il pastore ci aveva fatto una bella supercazzola come fosse antani, per giunta con scappellamento a destra....e noi ancora stavamo a ringraziarlo!!! ;-) E vabbè, via, si naviga "a vista" (...si, vabbè, 'a voglia, vedersi lì in mezzo a quella vegetazione!), finchè, traversa traversa, giungiamo sul bordo di un grosso canale. Fortuna che da piccoli i nostri quattro bipedi avevano letto tutti i manuali delle giovani marmotte, e infatti concordarono tutti e quattro: "...ma certo, questo non può che essere bacu mudaloru!". E poco dopo, concordarono che in effetti, vada per il possibile errore di taratura dell'altimetro, vada la pressione che andava cambiando, ma se l'attraversamento del bacu era dato a quota 170, e noi eravamo a quota 630, qualcosa in quel vecchio biplano a motore…e qui altro che amaro montenegro, qui di amaro c’è solo l’infinita discesa: 2h abbondanti per ben 400 metri di dislivello. Però! Fatto sta che a quota 200 nulla, 180, 170, 160, 130, 110…..e i nostri quattro eroi, sconsolati e senza la minima idea di dove si siano cacciati, e con il buio sopra le loro teste, e nel cuore un’emozione, decidono per la soluzione finale: dritti per il bacu fino al mare, poi, domattina, se ne riparla! ….e non so come raccontarvi i restanti 100 metri di dislivello (e ottomilaquattrocento di sviluppo o giù di lì!), in un ambiente simil foresta tropicale: la lotta con l’alpe, qui portata ad una più congrua lotta con la giungla mediterranea ha inizio, dopo 10 ore di cammino è quello che ci vuole, si lotta, lo zaino si impiglia ovunque, si suda, ci si avvinghia alle liane, si sfondano muri di arbusti prendendo la rincorsa, si cammina a quattro zampe….ormai vale tutto! …ma a un certo punto, ore dopo, Mich penetra la notte stellata con un urlo: “IL MAREEEEEEEEEEE!!!!”. Per tutto questo tempo, da qualche ora a questa parte, non facevamo che chiederci dove fossimo finiti. Non era passato che un giorno, ed eravamo già abbruttiti, vestiti strappati, sguardo stravolto, schiena distrutta…..e non avevamo la minima idea di dove fossimo. Poi, mentre Mich e Ricky iniziano le pratiche per accendere un bel fuoco per chiudere questa giornata, io e Andre scendiamo alla caletta pochi metri sotto, guida alla mano….”però, questa foto ci assomiglia….” – “c’è anche la placca liscia a destra, gli alberi lì….” – “…siamo a Porto Quau, ga!!!” :-)
Data: novembre 2012

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Selvaggio Blu - Day 1